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mercoledì 24 ottobre 2012

Petit

Puntata Indietravel #9 Barcellona

Riportiamo di seguito le domande che abbiamo rivolto via email a Joan Castells, frontman dei Petit.
Troverete prima l'originale in inglese e poi la traduzione in italiano.

 












English

When did the Petit project start? Was it your first musical experience or not?
Petit started in Majorca around 2006. I've played piano since I was 7, taught myself to play guitar and been manager of a few bands and roadmanager and producer of bigger acts before started playing. So I guess it was not my first experience!

Your music suggests us echoes of Neil Young and Eels, among others. In your opinion, which are the artists who mostly influenced you?

I guess you got it right with Neil Young. Remember how The band: The Last Waltz made a great impact on me when I was a teenager. But also I would recognize as an influence anything from PJ Harvey to Leonard Cohen, walking through Dylan, Tom Waits or Lou Reed. That as a lyricist. As a musician, the amount of influences is way to large just to name a few.

The Blackbird Daisy ep | Jul 2011
Your lyrics are intimate, describing what seems to be a very private Petit. They often give us snapshots of a man while sleeping, dreaming or bringing back private memories like, for example, his first kiss. Could you tell us more about your songwriting process?

Lyrics are to me, the most important part of my work. They come first, and around them I build a music that gives those words a very personal dress. As with persons, you can dress them in many ways but the essence will be the same.
Thus, I really take care of how sound and music can influence the perception those words and complement the message of the song. So, to answer your question after this brief introduction: all my lyrics talk in first person about situations I have lived.
All are very personal and in a way they help me to get a perspective about certain experiences that were for me a bit sad, or painful or something to learn about.
I try to use a very understandable language so anyone can relate to it. I usually tend to go to those points that made all persons alike. Those situations where we can all be found. Those words search the listener's empathy and try, in a very personal way, to make anyone who can relate to it, feel embraced in their suffering, joy or hope and fears.

Your label is Manlay Recording, which is entirely managed by the artists themselves. That sounds like an horizontal organization. Does Manlay have any producer (we're talking about someone who gives his contribute to improve releases' sound) or did the artists find any substitutive figure?

Manlay Recording was a venture petit joined for the release of it's first album, Loveshines Firefly. That was a way to dress the cd in a professional way, but with all the inconveniences of a label that does not really exist further than from its concept. A name under where you could put your music and you take care of everything. Therefore, I produced all records Petit has made (Soulsaver bird EP, Loveshines Firefly CD and the Blackbird Daisy EP). As a producer and mixing engineer I've worked with Poomse's debut album Tomorrow will come and it will be fine (Foehn Records).


Petit - About You from ariadna relea on Vimeo.

Next Indietravel episode will be dedicated to Barcellona's underground music and we'll talk, among others, about U_mä, Nico Roig, Evripidis and his Tragedies and of course Petit. What's your opinion about indipendent musical scene in Barcellona? Is there any band or musician that you would like to suggest to our listeners?

Barcelona is a big city with tons of good musicians and interesting projects. Here there's lots of good artists and to name just a few I could really give good info is: Mia Salazar's project The Big Head Troubled Boy, Icebend, Williamsburg or the dutch great singer Rik Van den Bosch.

Will we get the lucky chance to see you playing somewhere in Italy?

I hope I'll be lucky to meet you!!! To be honest, Petit has learned by now to be adaptative and flexible. So here in Barcelona we have the capability to travel easily with van/train/plane anywhere in the world where the music I made has someone willing to listen. Italy? Why not! Will you help us to come to visit soon? We are very nice people, clean and dont get in trouble! :-) Petit is a very small team of people who wants to listen to music and doesnt care about musical industry, I've played anywhere from big theaters, big venues and big festivals to small living rooms on penthouse terraces without any p.a. So, if you want to listen, I/we will come and play for you!

Il suo nuovo video: Blackbird Daisy


Blackbird Daisy, petit from We Love Petit on Vimeo.

Italiano

Quando nasce il progetto Petit? E’ stata la tua prima esperienza musicale?


Il progetto Petit nasce a Maiorca nel 2006 circa. Suono il pianoforte da quando avevo 7 anni, ho imparato da solo a suonare la chitarra e prima di iniziare come musicista sono stato manager per alcune band nonché roadmanager e ho realizzato diverse produzioni. Quindi credo che no, i Petit non siano stati la mia prima esperienza in ambito musicale!

La tua musica suggerisce echi, fra gli altri, di Neil Young e Eels. Quali sono i musicisti che ti hanno maggiormente influenzato?

Direi che con Neil Young avete indovinato. Ricordo come The band: The Last Waltz mi abbia colpito molto quando ero teenager. Tra le altre influenze metterei anche qualunque cosa da PJ Harvey a Leonard Cohen, passando per Dylan, Tom Waits o Lou Reed. Questo, come autore di testi. Come musicista, la lista sarebbe davvero troppo lunga per poterne nominare anche solo qualcuno.

I tuoi testi sono intimi e descrivono un Joan molto privato. Spesso ci offrono istantanee di un uomo mentre dorme, sogna o torna alla mente a ricordi personali come, per esempio, il suo primo bacio. Dicci qualcosa di più su come componi i testi della tue canzoni.

Scrivere i testi è la parte più importante del mio lavoro compositivo. Sono le parole a venire prima e attorno a loro compongo una musica che dia loro un abito molto personale. E’ come per le persone: puoi vestirle in molti modi diversi ma la loro sostanza non cambia. Quindi, mi interessa molto come suono e musica possono influenzare la percezione dei testi che scrivo e completare il messaggio di un brano. Dopo questa breve introduzione, rispondo alla domanda: tutti i testi che compongo parlano in prima persona di situazioni che ho vissuto. Sono tutti molto personali e in un certo senso mi aiutano a trovare nuovi punti di vista su esperienze per me tristi o dolorose, oppure mi aiutano a imparare qualcosa. Cerco sempre di usare un linguaggio molto comprensibile, così che chiunque possa identificarsi. Tendo a trattare quei temi che ci uniscono tutti, parlo di situazioni che chiunque può vivere sulla propria pelle. Le mie parole cercano l’empatia di chi ascolta e, in maniera molto personale, cercano di far sì che chiunque possa identificarcisi e sentirsi abbracciato dalla sofferenza, dalla gioia, speranza o dalla paura che esse esprimono.


La tua etichetta è la Manlay Recording, che è gestita interamente dai suoi stessi artisti. In questa label, che sembrerebbe avere sorta di organizzazione orizzontale, esiste la figura del produttore (intesa come colui che contribuisce al miglioramento del sound di un disco) oppure l’avete sostituita con qualcos’altro?

La Manlay è un’impresa a cui i Petit hanno aderito per l’uscita del primo album, Loveshines Firefly.
E’stato un modo per dare al cd una veste professionale, ma con tutte le scomodità di una label che non esiste se non concettualmente. Si tratta in sostanza di un nome sotto cui pubblicare la tua musica, sei tu a doverti occupare di tutto. Perciò, sono stato io a produrre tutti gli altri dischi dei Petit: l’EP Soulsaver Bird, il cd Loveshines Firefly e infine l’EP Blackbird Daisy. Come produttore e mixing engineer ho lavorato invece all’album di debutto di Poomse Tomorrow will come and it will be fine (Foehn Records).

Dedicheremo la prossima puntata di Indietravel (andata in onda domenica 13 novembre e lunedì 14, n.d.r.) alla musica underground di Barcellona e, fra gli altri, parleremo di U_mä, Nico Roig, Evripidis and his Tragedies e, naturalmente, dei Petit. Che ne pensi dello scenario della musica indipendente di Barcellona? C’è qualche gruppo o artista che consiglieresti a chi ci ascolta?

Barcellona è una grande città piena di ottimi musicisti e progetti molto interessanti. Qui abbiamo un sacco di artisti validi: per consigliarne qualcuno, nominerei il progetto di Mia Salazar Big Head Troubled Boy, Icebend, Williamsburg e il fantastico cantante fiammingo Rik Van Den Bosch.

Avremo la fortuna di vedere un tuo concerto in Italia?

Spero davvero di avere la fortuna di incontrarvi! Sul serio, ormai i Petit sanno adattarsi ad ogni situazione. Qui da Barcellona abbiamo la possibilità di spostarci facilmente con ogni mezzo, furgone, treno, aereo, dovunque ci sia qualcuno interessato ad ascoltare la mia musica. In Italia? Perché no? Ci aiuterete a venire? Siamo persone che non danno nessun fastidio! I Petit sono un piccolo gruppo a cui interessa solo ascoltare musica, non ci importa nulla della musica intesa come industria di profitto. Ho suonato nei posti più disparati, dai grandi teatri ai grandi palcoscenici, da importanti festival a piccoli salotti privati e terrazzi sui tetti. Quindi, se davvero volete ascoltarci, verremo a suonare per voi!

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Petit's Facebook
Petit's Bandcamp

sabato 14 aprile 2012

Intervista alla redazione della rivista Rarinantes

Ecco il testo dell'intervista fatta alla redazione della rivista Rarinantes andata in onda durante la puntata di Indietravel dell'11 marzo, che abbiamo dedicato alla musica indipendente del Giappone in occasione del primo anniversario dello tsunami del 2011. Nel menu a lato della pagina, troverete il link al sito di Radio Radicchio dove potrete riascoltare il podcast della puntata.
Hanno risposto alle nostre domande Roberto Greco, Annalucia Prete e Federica Marsano (responsabile di Rarinantes), che ringraziamo molto della disponibilità.


Spiegateci cos'è Rari Nantes. Una forma di street communication? Un'urgenza di comunicazione? Guerrilla marketing?

(Roberto) Bella domanda, Gigi! Diciamo che il progetto nasce un po' per caso nel 2010 dalla voglia che ognuno di noi ha di comunicare, di interagire con il mondo che lo circonda e trovare nuovi punti di contatto e nuovi stimoli per arricchire un dibattito culturale ormai stagnante e secondo noi anche scontato. Il primo numero aveva lo scopo di pubblicizzare i servizi e le strutture che con tanta passione portiamo avanti all'interno dell'associazione di Parabita (in provincia di Lecce, ndr) di cui facciamo parte, Il Laboratorio. Dal primo numero di Rarinantes al secondo, abbiamo voluto cambiare il taglio editoriale e stravolgere quindi i canoni precedenti, capendo anche l'importanza del coinvolgimento delle persone. Abbiamo fatto ciò grazie all'utilizzo di una nuova tecnica di comunicazione, di una nuova forma di comunicazione: il guerrilla marketing, appunto. E, sinceramente, ha avuto un successo straordinario.


A proposito, diteci come hanno reagito i vostri concittadini di Parabita all'iniziativa e come si sono posti nei vostri confronti i media convenzionali locali, vista la particolarità del metodo di distribuzione, riconducibile alle forme di guerrilla marketing: la cittadina si è infatti svegliata una mattina piena di grucce in giro con appeso uno strano giornale.

(Annalucia) Sì, effettivamente la modalità di diffusione della rivista si è presentata alquanto stravagante e originale. Rari Nantes infatti si è presentato ripiegato su una gruccia appendiabiti disposta sugli arredi urbani nelle principali strade del paese. È stato davvero bello vedere lo stupore negli occhi dei parabitani che si avvicinavano incuriositi alle panchine, alle siepi, alberi e alle altre strutture e spazi pubblici per visionare e scoprire questa strana novità. Novità che ha suscitato grande entusiasmo anche nei media locali, che si sono dimostrati interessati al nostro tipo di comunicazione definita non convenzionale, con informazioni alternative, inusuali e innovative, fuori dai canoni e dagli schemi tradizionali.


A noi è sembrato che Rarinantes, più che una comunicazione inusuale nel territorio e del territorio, sia una forma di comunicazione che potremmo definire, pensando a Zygmunt Bauman, glocale. Ci pare che ciò sia testimoniato dal fatto che nel primo numero, uscito a marzo del 2011, gli articoli sono di ampio respiro e vanno dalle conferenze ONU di Kyoto e Cancún sul clima alle politiche culturali e giovanili del basso Salento. Queste ultime, peraltro, sono prese in considerazione con una capacità di disamina molto critica che non è solo di denuncia ma anche (e profondamente) propositiva. Tutto questo è solo una nostra impressione?

(Federica) Effettivamente, glocale è la parola giusta, illuminante, nel senso che abbiamo voluto trattare inizialmente temi globali: con l'inchiesta sull'AIDS, per esempio, ci premeva affrontare il problema non soltanto ricordando che il 1 dicembre è la Giornata Mondiale contro l'AIDS, ma anche cercando di discuterne e di ricordarlo ai nostri concittadini parabitani e a chi leggeva il giornale.


A proposito di tematiche relative alla salute, è vero che avete in programma di iniziare una rubrica aperta alle domande dei lettori a cui risponderebbero esperti nel campo?

(Federica) Sì, la rubrica è Rari Answer e ci affidiamo ad un consultorio: chiunque voglia sapere il punto di vista di un esperto può scrivere sulla rubrica (all'indirizzo email rarianswer@rarinantes.info). Tornando al precedente discorso sul glocale: oltre al già citato articolo sull'AIDS, sul numero del 2011 della rivista parlavamo anche di ambiente nell'articolo sulla conferenza ONU di Cancún; l'anno scorso per noi era importante affrontare anche la problematica ambientale perché, ricordiamolo, il 2011 è stato l'anno del referendum in Italia sul nucleare e quindi era importante lasciare anche noi, come Rarinantes, come giovani di un Paese che ha lottato contro il nucleare, la nostra impronta. Abbiamo parlato anche delle rivoluzioni arabe perché, come territorio, ci affacciamo sul Mediterraneo, gli arabi sono i nostri “vicini” e non potevamo assolutamente dimenticarli. Volevamo cercare, quindi, di portare quel vento rivoluzionario anche qui. Circa le tematiche più inerenti all'istruzione, alla cultura, alla storia, abbiamo cercato, strategicamente, di affrontarle dal punto di vista locale: Rarinantes, infatti, essendo una rivista che si pone come strumento di battaglia culturale, non può non parlare di tematiche come istruzione e cultura senza partire dal locale e quindi senza fare da vetrina a tutte quelle associazioni e quei personaggi importanti che vogliono partire da Parabita, dal Salento e dalla Puglia ed esprimere la propria cultura, la propria idea di cultura e le proprie opinioni.


Spiegateci anche il nesso fra questa puntata di Indietravel, che è dedicata alla musica underground giapponese e la vostra rivista. Chi ci ascolta starà sicuramente chiedendosi cosa le leghi...

(Roberto) A nostro parere, crediamo che il nesso sia uno solo: la sensibilità che ognuno di noi esprime nei confronti di quanto successo un anno fa in Giappone. Il nuovo numero di Rarinantes, uscito l'11 marzo 2012 nel primo anniversario dello tsunami, è infatti solo ed esclusivamente improntato sul Giappone. Noi abbiamo espresso la nostra sensibilità attraverso la scrittura, voi, a vostro modo, attraverso la musica. Il nesso è proprio quello di voler sensibilizzare le menti di chi ascolta o ci legge al disastro inenarrabile che ha colpito quel Paese. Fondamentali sono stati i contributi che ci sono arrivati in redazione al tema monografico che abbiamo voluto sviluppare. Il vostro è stato un articolo sui suoni e la musica del Sol Levante; in più, fondamentale è stata per noi la testimonianza diretta che Simone Legno, fondatore del famosissimo marchio Toki Doki, ha raccolto da un giornalista di tutto rispetto, inviato di Sky Tg24: Pio d'Emilia. Dobbiamo dire un grazie particolare a Barbara, un'amica che darebbe tutto per il Giappone. Vorremmo ringraziare anche chi sostiene la nostra iniziativa: lo sponsor ufficiale di Rarinantes, che è la cooperativa Lecce Città Universitaria, e le Officine Cantelmo.


Rarinantes ha inaugurato da qualche settimana il proprio sito. Lì e sull'edizione cartacea (che si può richiedere scrivendo a rarinantes2010@libero.it), potrete leggere un nostro articolo sulla musica giapponese. In bocca al lupo e buon lavoro a tutta la redazione!

sabato 24 dicembre 2011

Intervista ai Mai Personal Mood e video di Bluette

Dopo tanto girovagare in lungo e in largo per l'Europa, il viaggio di Indietravel stavolta vi porta a conoscere la band pugliese dei Mai Personal Mood, che abbiamo intervistato in occasione della pubblicazione su Youtube (proprio in queste ore) del video di Bluette, la prima delle tracce del loro debutto discografico: L'Heure dEPart, uscito ai primi del 2011 per Forears Debut.



Bluette, il nuovo video dei Mai Personal Mood realizzato con le animazioni originali del batterista del gruppo, Aldo Leo (alias Masta Grafix).

L'ora di partenza per i Mai Personal Mood è scattata nel 2007, quando alcuni membri di una vecchia band decidono di cambiare il loro modo di fare musica, come scritto nel loro sito. L'Heure dEPart è il frutto di anni di lavoro in cui il gruppo approda alla formazione attuale (Francesco Allegro a voce e chitarra - Andrea Messina a chitarra, synth, programming, tromba - Matteo Conte a chitarra e synth - Michele Di Muro al basso - Aldo Leo a batteria e percussioni) e mette su 5 tracce di indiepop spruzzato di synth. Se visitate il loro Myspace potete ascoltarne qualcuna. Sia prima che dopo il loro debutto discografico, i Mai Personal Mood hanno partecipato al Pisa Rock Festival, al Controfestival, all'Arè Rock Festival, a Frequenze Mediterranee (vincendo il secondo premio e aprendo il concerto di Diego Mancino) e hanno vinto in Basilicata il Festival Edizione Zero vol.1. Ecco di seguito le risposte alle nostre domande.

Ciao a voi! Partiamo dal passato: alcuni di voi suonavano già assieme in una precedente formazione, che con l'aggiunta di nuovi componenti si è evoluta nell'attuale gruppo. E' corretto parlare di evoluzione? Qualcosa delle vostre passate esperienze musicali è confluito nei Mai Personal Mood o si tratta di progetti che hanno seguito strade completamente differenti?
Certo…tutto è un processo evolutivo, come si potrebbe restare arenati a quello che eravamo 5-6 anni fa, cambiano le esperienze, il modo di fare, il modo di pensare, il modo di agire...resta sempre però il presupposto di non dimenticare mai da dove vieni che, oltre ad essere la base di ogni evoluzione è anche quello che ti compone...in un certo senso non ci sarebbe evoluzione se non hai cognizione del tuo passato...

Dal vostro sito si accede al blog, che fra poco compirà un anno, in cui scrivono praticamente tutti i componenti del gruppo. Dal blog emergono i vostri interessi in termini, ad esempio, di strumentazione e di artisti e gruppi che vi incuriosiscono e forse vi ispirano, insomma sembra proprio che sentiate fortemente l'esigenza di condividere molto della vostra attività come band. Diteci allora come si svolge la scrittura dei vostri pezzi e come riuscite ad assemblare le idee di ciascuno.
Il discorso è un po’ piu’ ampio. Noi non cerchiamo di dire quello che ci piace o no, cerchiamo di dare una nostra opinione di quello che ci sembra e l’intento del blog è proprio questo...noi parliamo di questo ascoltando anche pareri esterni di qualsiasi tipo. Non vogliamo sentirci degli esperti (anche perché non lo siamo assolutamente) ma intendiamo il blog come un processo evolutivo del nostro percorso...non è solo il nostro blog…noi ci scriviamo, ma quello che ci interessa è lo scambio di opinioni...
Per quanto riguarda la scrittura di un pezzo la cosa è molto piu’ complessa...si può partire dal nulla o si può partire già da un’idea di qualcuno...non è qualcosa di prestabilito…nell’assemblaggio delle idee poi cerchiamo sempre di avere un punto di vista abbastanza ampio e oggettivo nel giudicare...nel senso che parti di canzone potrebbero essere cancellate da un momento all’altro restando sempre focalizzati e non perdendo mai il punto di vista della canzone…

Si nota parecchio, sempre leggendo il vostro blog, come ci teniate a difendere la vostra scelta (fino a che punto obbligata magari ce lo direte voi) di continuare a fare musica nonostante viviate per la maggior parte dell'anno in luoghi diversi e distanti fra loro. E' davvero una cosa così difficile da far comprendere appieno?
Le motivazioni ti spingono a fare tutto...se non avessimo motivazioni cosi grandi nel farlo resteremmo ognuno a casa sua a suonare il suo strumentino e stop. Purtroppo, è inutile negarlo, la lontananza fa una bella differenza...comporta responsabilità, organizzazione, scadenze e date ben precise…molte volte ci sembra frustrante dover lavorare cosi, sarebbe molto piu’ bello, utile e veloce se potessimo vederci ogni giorno...purtroppo è quello che amiamo fare e ora come ora sappiamo che le motivazioni batteranno sempre le insidie che si verificheranno...

Quanti nuovi pezzi avete in cantiere?
Più o meno una trentina tra bozze, pezzi già finiti, e pezzi ancora da finire...non siamo dei tipi che si accontentano subito. C’è sempre una sorta di sfinimento sonoro per far sì che il pezzo che stiamo suonando rispecchi veramente quello che siamo e quello che vogliamo trasmettere e a noi, e a chi lo sta ascoltando...

I vostri concerti si sono svolti, correggeteci se sbagliamo, prevalentemente al sud e anche in importanti festival (Pisa Rock Festival, Controfestival, Arè Rock Festival). Questo perché finora vi è andata bene così o perché è un po' più difficile farsi conoscere fuori dall'area di provenienza? Progetti per l'attività live nel 2012?
Diciamo che dipende anche un pò dai contatti che riesci a stringere...sì, il massimo del nord dove abbiamo suonato è stato Firenze o Pisa (non so quale delle due sia piu a nord)...però abbiamo avuto anche qualche esperienza fuori dalla Puglia...siamo stati in Sicilia, Basilicata, Molise, Roma, Orvieto.
Fino a questo momento, la nostra regione, la Puglia, ci ha regalato le maggiori soddisfazioni, ad esempio vincendo il concorso di Bari Luogo Comune abbiamo avuto la possibilità di suonare al Giovinazzo Rock Festival, senza dubbio tra i festival più importanti in Puglia, aprendo così il live di Dirty Beaches, Brunori Sas e Casino Royale. Abbiamo fatto una trentina di date da febbraio fino a settembre e per un gruppo indipendente non sono assolutamente poche…ora il lavoro è prevalentemente quello in saletta...i live portano via tempo e molte volte distolgono l’attenzione da quello che stai facendo, dal processo creativo in atto...preferiamo prima portare a termine i nuovi brani e poi buttarci a capofitto sui live che sicuramente riempiranno il nostro 2012.

Con questo post, Indietravel vi dà appuntamento con nuovi viaggi a dopo la pausa natalizia!

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